Classificazione spettrale

La stella più brillante del nostro emisfero, Sirio, appare bianca-azzurra, mentre Arturo emette una luce arancione e Betelgeuse un bel colore rosso acceso. Queste e altre differenze hanno portato inevitabilmente ad una classificazione.

Diagramma HR

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Oh, sii una ragazza gentile, baciami, Serena”. Questa frase non è una citazione presa dal copione di una fiction, ma un’espressione che gli studenti anglosassoni memorizzano per ricordare la classificazione stellare di Harvard. Infatti, tradotta in inglese, suona come “Oh Be A Fine Girl, KISS Me,SeReNa”. Le lettere evidenziate corrispondono alle classi spettrali e ci si domanda subito perché complicarsi la vita e non usare l’ordine alfabetico, ma soprattutto, cos’è una classificazione spettrale?

Le stelle hanno diversi colori, dimensioni e composizioni chimiche ed il colore è un’indicazione della loro temperatura superficiale: pensate all’azzurro della fiamma ossidrica rispetto alle braci rossicce di un fuoco che si raffredda. La misura quantitativa delle varie componenti di questo colore la si fa con lo spettroscopio, uno strumento che separa la luce che lo colpisce nelle sue componenti come avviene per un arcobaleno. Quello che si osserva in pratica è una successione di righe e bande chiare e scure che vengono chiamate di emissione e di assorbimento.

La prima classificazione stellare venne redatta da padre Angelo Secchi che nel XIX secolo, utilizzando degli spettroscopi applicati ad un modesto telescopio di 24 centimetri, osservò pazientemente gli spettri di 4 mila stelle ordinandoli, in quattro categorie chiamate tipi, in funzione del colore: azzurre, gialle, arancioni e rosse, dalle più calde alle più fredde. Più avanti si pensò di basarsi non più sull’osservazione diretta all’oculare dello spettroscopio applicato al cannocchiale, ma sulla fotografia e migliaia ne vennero realizzate sia nell’emisfero settentrionale che in quello meridionale.

La classificazione finale fu redatta presso l’Osservatorio di Harvard da Anne Cannon; fra il 1911 ed il 1915, dopo aver analizzato ben 225 mila stelle fino alla decima magnitudine, stabilì i criteri di classificazione, ancora oggi utilizzati. Essa è basata sulla presenza e sull’intensità di determinate righe o bande che sono condizionate dalla temperatura: le classi spettrali sono ordinate secondo le variazioni progressive dei caratteri dello spettro a righe, risultando come quello di Secchi, ordinato secondo la temperatura superficiale.

Inizialmente si utilizzò l’ordine alfabetico che successivamente raggiunse il seguente ordine: O, B, A, F, G, K, M, S, R, N, la classe O comprende le stelle di più alta temperatura, quelle che appaiono azzurre, mentre la classe M raggruppa le rosse di più bassa temperatura e le R, N sono giganti al carbonio. Il disordine è dovuto al fatto che la classificazione definitiva, inserita nel catalogo “Henry Draper catalogue of Stellar Spectra”, ha subito varie modifiche rispetto a quella iniziale: alcune classi sono state soppresse ed altre invertite di posizione.

Il nostro Sole? E’ una comunissima stella di tipo G2.

Informazioni su Gabriella Bernardi 75 Articoli
Laurea in Fisica e master in divulgazione scientifica, ha lavorato presso l’Alenia Spazio di Torino (missione Rosetta), passando poi a tempo pieno alla divulgazione scientifica, soprattutto nel campo astronomico. La sua attività principale è quella di giornalista freelance per riviste e periodici, anche on-line, che alterna con altre attività in campo divulgativo come la collaborazione alla realizzazione del Planetario e Museo dell’Astronomia e dello Spazio di Pino Torinese o l’attività di animatrice in piccoli planetari e mostre. Attualmente partecipa anche al programma di informatizzazione e digitalizzazione dell’archivio di lastre fotografiche dell’Osservatorio Astronomico di Torino. Recentemente le è stato assegnato il premio giornalistico per la divulgazione scientifica “Voltolino”.

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4 Commenti

  1. E’ strano sentirsi parte di un mondo così grande e immenso…quali sono i colori dello spettro della nostra stella? E su cosa si basa questa sua colorazione?
    Grazie!

  2. Carissima Francesca Chiara,
    i colori dello spettro del Sole puoi vederli cliccando qui http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:FraunhoferLinesDiagram.jpg

    Noterai che ad intervalli irregolari compaiono delle righe nere, sono dette linee di Fraunhofer e sono quelle che corrispondono all’assorbimento nello spettro, citato nell’articolo.

    Nel caso della nostra stella la presenza di tali righe in determinate posizioni evidenzia la presenza dell’idrogeno, dell’elio e di tracce di elementi pesanti come ad esempio il ferro, il nichel, l’ossigeno, il silicio ed il calcio.

    Se analizzassimo lo spettro ad esempio, di una stella più giovane o più vecchia del nostro Sole, quello che cambierebbe, non sarebbero i colori, ma le righe di assorbimento, che ci indicherebbero ad esempio, la presenza maggiore di elementi pesanti, per quanto rigarda ad esempio le stelle più “anziane”. 😛

  3. In merito alla spettroscopia, ho appena finito di leggere, “VI insegno l’astronomia” della SIgnora Hack…E’ impressionante come riesca davvero a spiegare bene le cose: riesce a farle capire ad un bambino di 6 anni ed una anziano di 90…scusate la sviolinata ma adoro quella donna!
    E adoro VOI!!!!!!!!! GRAZIE DI ESISTERE!!! 🙂