L’Apollo 15
Siamo nel mese di ottobre 1971 e l’Apollo 15 è stato lanciato con la missione di verificare la presenza (seppure stimata molto bassa) di ghiaccio sulla Luna e la sua destinazione è il Mare Frigoris, nella zona settentrionale del satellite.
Nel frattempo però i tecnici della NASA scoprono che una quantità di ghiaccio 500 volte maggiore è stata individuata nei pressi del Cratere Shackleton, vicinissimo al Polo Sud Lunare

Il comandante del LEM (Baldwin) e la prima astronauta donna (Cobb) decidono così di azzardare il cambio totale di missione con la discesa nei pressi del bordo di questo cratere, il cui fondo è perennemente al buio, mai illuminato dai raggi del Sole.

Qui la serie viaggia nella piena fantascienza facendo compiere all’Apollo 15 un cambiamento di rotta che risulterebbe particolarmente complesso anche al giorno d’oggi, con la tecnologia moderna ed in più il comandante aggiunge che sarebbero atterrati proprio nel punto che aveva sorvolato con la missione di Apollo 10, quella che nella realtà e nella fiction aveva solamente orbitato intorno alla Luna per tornare poi sulla Terra.
La fantascienza non pone limiti alle possibilità della Tecnica, perché sarebbe stato praticamente impossibile per l’Apollo 10 vero effettuare un’orbita polare, tant’è vero che le sonde attuali per raggiungere questo tipo di orbita devono effettuare manovre molto complesse, seguendo la strategia di non sprecare inutilmente il propellente a bordo.
Una piccola inesattezza riguarda l’affermazione di quella che sarà la prima donna sulla Luna sui 4000 km di distanza tra il Mare Frigoris e il cratere. Grazie all’ottimo tool MOONTrek creato dalla NASA e presente a questa pagina, si può calcolare la distanza tra i due luoghi lunari, proprio come possiamo fare con GoogleMap: siamo ben oltre i 5000 km, tanto per la precisione! Ovviamente la rappresentazione prospettica deforma tantissimo le zone polari …

Tornando invece al modulo di comando, già in viaggio verso le zone più meridionali della Luna, ad un certo punto si vede un primissimo piano di una zona del pannello di controllo, dove è presente una stranissima tastiera che vorrebbe essere una “QWERTY”

ma che invece risulta essere una “WERTY“, con una sorta di maschera impenetrabile che impedisce di fatto la pressione dei tasti Q ed A a sinistra e dei tasti O, P ed L a destra con i loro rispettivi caratteri numerici : altrettanto strani sono i caratteri ottenibili con lo shift (i tasti rossi), al di fuori degli standard…
Ma dimmi tu… Chissà cosa aveva per la testa (o cosa aveva bevuto!) il responsabile di produzione della serie quando doveva ricreare questa tastiera, con la quale, se ci pensate bene, non sarebbe stato nemmeno possibile scrivere “APOLLO 11” !! Ridiamoci su e caliamo perciò un velo pietoso, facendo finta di niente, aspettando che gli astronauti effettuino lo sbarco.
Siamo nei pressi del cratere Shackleton ed in questo mini filmato seguiamo l’allunaggio dell’Apollo 15, arrivato in quella zona in men che non si dica
La missione procede con scarse possibilità di reperire il desiderato ghiaccio anche scendendo le ripide pendici del cratere. Ma quando da Houston avevano dato già l’ordine di rientrare a bordo del LEM perché l’ossigeno degli astronauti in missione extraveicolare stava finendo, con un ultimissimo sforzo l’eroina Cobb riesce ad individuare una sorta di grotta costellata di lucine (illuminate da non si sa cosa, visto che lì di Sole non c’era alcuna traccia da miliardi di anni) dalla cui parete riesce a staccare una roccia trasparente : il tanto ricercato ghiaccio.
Compiuta dunque questa missione chiave, passano in fretta due anni e sulla Luna viene inviato il primo modulo abitativo, chiamato Jamestown,
che verrà popolato da astronauti a partire dalla missione Apollo 21.
Un misto tra fantascienza e previsione di realtà
Tra gli obiettivi della NASA, persa la corsa alla Luna, a questo punto il principale è stabilire una base spaziale permanente : ciò era lasciato alla fantascienza di allora, rappresentata ad esempio dalla base lunare all’interno del cratere Clavius del film 2001 Odissea nello spazio, che proprio allora sarebbe appena uscito nelle sale cinematografiche mondiali.
La base lunare inizia ad essere popolata
Siamo arrivati ad agosto del 1974 e nella base lunare vivono da parecchio tempo tre astronauti, una donna di colore (che si chiama Danielle Poole), “Gordo” Stevens (un astronauta che aveva partecipato alla missione Apollo 10 e la cui moglie è diventata anche lei astronauta) ed ancora una volta il comandante Ed Baldwin, che nel frattempo era diventato l’addestratore delle donne candidate per un posto di astronauta.
La base si trova vicinissima al cratere Shackleton e a tutto quello che era stato lasciato sulla Luna dalla missione Apollo 15: da tempo sono iniziati i lavori per estrarre il ghiaccio e altri minerali, per mezzo di apposite infrastrutture.

Volendo essere pignoli (che strano!) nella mappa di Houston si vede il cratere al centro di un reticolo di coordinate: se il punto centrale fosse il Polo Sud allora si tratterebbe di un errore, dal momento che il Polo Sud è situato invece in prossimità del bordo del cratere. Tiratina d’orecchie perché questo fatto lo sapevano gli sceneggiatori!

Fatto 30 potevano fare pure 31!!
In attesa del nuovo equipaggio
I tre all’interno della base lunare stanno aspettando la missione Apollo 23, pronta sulla base di lancio, i cui astronauti daranno loro il cambio dopo parecchio tempo.
La scena si sposta dunque sulla torre di lancio, dove tantissimi tecnici sono indaffarati per gli ultimi preparativi, ma all’improvviso le vicende diventano assolutamente drammatiche
lasciando ovviamente attoniti e sgomenti i tecnici di Houston, tra i quali il responsabile è proprio il dottor Hodges della serie poliziesca “CSI – Scena del Crimine”.
Si inizia subito a pensare ad un sabotaggio da parte del KGB e vengono dunque istituite delle apposite commissioni degli “affari interni” per cercare eventuali connivenze tra i lavoratori, i tecnici e gli astronauti stessi che gravitano intorno alla base della NASA : i soliti intrighi di palazzo si presentano dappertutto, secondo il mantra che “ogni sistema è corruttibile”.
Intanto sulla Luna nella base lunare rifornita da un cargo senza equipaggio umano, l’attività procede e durante una passeggiata per sgranchirsi gambe ed idee, l’astronauta Stevens ha un incontro decisamente inatteso, ma tutto sommato prevedibile
I giorni passano…
… e la vita per Stevens diventa sempre più dura : inizia a dare segni di scompenso e addirittura si allontana dalla base per una passeggiata, senza nemmeno averlo comunicato per ottenerne il permesso, ricevendo invece un giusto rimprovero ed il confinamento all’interno della base.
In breve la situazione precipita e si prospetta la necessità di far rientrare Stevens viste le sue cattive condizioni, accompagnato dalla Poole per mezzo della navetta di soccorso.
Così facendo però avrebbero lasciato da solo il comandante e praticamente si sarebbe conclusa anzitempo la carriera di astronauta di Stevens. Ma la magnanima Poole viene in soccorso al collega, creando un incidente in cui si rompe un braccio, per cui il rientro anticipato dei due astronauti sarebbe stato a causa dell’incidente.
Partiti i colleghi, il comandante Baldwin rimane così da solo nella base e si accorge che i sovietici stanno iniziando delle attività poco distante dalla base ed in più hanno piazzato una telecamera (enorme!) nel sito americano di estrazione dei minerali.
Nel frattempo la sorte gli riserva un’amara sorpresa della quale però rimane all’oscuro per scelta della moglie : suo figlio ha un incidente ed è in fin di vita.
Mentre nel centro di Houston decidono di continuare a non dargli la brutta notizia, dalla stampante della base lunare esce un messaggio da parte della base lunare sovietica: per i giovani che non la conoscessero, si tratta di una stampante ad aghi da 132 colonne, comunissima in quegli anni e rumorosissima, che stampava su moduli continui bucherellati, i famosi pacchi di fogli “zig zag“.

Il messaggio “deepest sympathies” deve essere interpretato come “profonda solidarietà“, ma questo lascia perplesso Baldwin perché, ignaro della condizione del figlio, pensa che oramai i sovietici sanno tutto e di tutti, intercettando le loro comunicazioni: la sua incipiente paranoia gli fa pensare che vogliano provocarlo parlando del figlio.
Perciò furibondo decide di andare nel sito di trivellazione, dove distrugge la telecamera nemica, sempre senza dire nulla a Houston: qui vediamo un filmato particolarmente intenso e triste di due vicende che si svolgono contemporaneamente
Rientrando alla base, poi riceve l’orribile notizia dalla moglie e entra in profonda disperazione, acuita dal fatto che si trova tutto solo nella base lunare.
Missione di soccorso
Mentre Baldwin disperato ignora tutti i successivi messaggi della stampante e non risponde più nemmeno alle comunicazioni
parte l’Apollo 24 con lo scopo di effettuare il cambio di equipaggio nella base lunare.
Ma ovviamente accade qualcosa di storto e stavolta non funzionano i motori del modulo di comando, per un guasto alla motherboard del computer di bordo.
Viene perciò lanciata una nuova missione per sostituire il computer del 24: a bordo ci sono di nuovo la prima astronauta donna (Cobb, quella dell’Apollo 15) ed un’altra donna, la moglie di Stevens: con un’operazione di rendez-vous spaziale le due navicelle si avvicinano ma per un ennesimo guasto, il motore si accende e l’Apollo 24 va alla deriva, lanciando nello spazio la Cobb.
Con un’azzardatissima manovra la Stevens intanto recupera la collega Cobb, come invece non era stato possibile in 2001 con l’astronauta Poole. Il problema ora è recuperare l’Apollo 24 sempre più alla deriva e che in più ha un guasto al sistema di comunicazioni : non se ne conosce nemmeno la posizione esatta.
Nel frattempo nei pressi della base lunare, il solitario Baldwin fa un incontro inatteso anche se prima o poi se lo sarebbe aspettato.
Una bella scena ricca di tensione tra due astronauti nemici, come nei migliori film western, con Houston completamente ignaro di quanto stesse accadendo, vista l’interruzione delle comunicazioni.
Toc toc, chi bussa?
Tempo dopo, dall’interno della base lunare si sente bussare. Chi sarà mai? Ovviamente si tratta dell’astronauta sovietico che Baldwin cattura con uno stratagemma. Visto che il sovietico non vuole collaborare dicendo lo scopo della sua missione, non sa cosa fare : un’ipotesi è di ucciderlo e far finta di aver trovato l’astronauta sovietico morto asfissiato per carenza di ossigeno.
Nel frattempo i tecnici di Houston, ignari di quello che sta succedendo, per richiamare l’attenzione dell’americano superstite, hanno l’idea di far lampeggiare le luci della base lunare (secondo il codice morse di “SOS”) : così, Baldwin si connette di nuovo con Houston da dove l’informano della necessità di partire con la scialuppa rifornendola con il propellente rimasto dall’Apollo 15 lì vicino, per incrociare l’Apollo 24 e fermarne la corsa verso l’ignoto.
Vista l’emergenza valgono i propositi di collaborazione tra astronauti per mettere in salvo chi è in difficoltà : Baldwin viene prima aiutato dal sovietico e poi parte lasciando il sovietico sulla Luna…
… però senza aver chiuso a chiave la base lunare : sembra una battuta, ma questo fatto sarà importante nello sviluppo delle vicende!
Con un’ennesima mission impossible Baldwin riesce ad avvicinarsi e ad agganciarsi all’Apollo 24 e riportarlo sulla rotta desiderata.
Alla fine dunque lo sbadato e triste Baldwin e l’altra astronauta superstite dell’Apollo 24 (Ellen Waverly, che prenderà il suo posto solitario nella base lunare e di cui si parlerà molto nelle prossime puntate), sbarcano sulla Luna ed ovviamente il comandante si guarda bene di narrare le sue vicende vissute con il nemico sovietico.
Conclusione della prima stagione
L’epilogo si ha con questi due astronauti, uno in partenza e l’altra a sostituirlo nella base.
Nel filmato si ha una sorpresa
se osservate bene, alla fine del filmato s’intravvedono come per magia le stelle, fatto assolutamente impossibile data la presenza del Sole.
Lo sapevo che prima o poi sarebbero caduti in questo errore.
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