Intervista al planetologo Vincenzo Zappalà – parte I

Astronomia.com ha intervistato il Prof. Vincenzo Zappalà, planetologo di fama internazionale e pioniere nello studio della fisica dei corpi minori del Sistema Solare

“37 anni sono passati da quando ho iniziato a lavorare all’Osservatorio: una vita. Eravamo solo una decina di persone nel lontano 1970. Tutto era a livello quasi amatoriale ed era ben difficile sapere cosa stava succedendo nel resto del mondo astronomico con le scarsissime e spesso obsolete risorse della nostra biblioteca di allora. Ho iniziato a far ricerca in un modo che nessuno dei più giovani (o meglio meno vecchi) nemmeno si immagina: non c’erano soldi per andare all’estero, non c’era (almeno nel mio $campo$) nessuno che mi consigliasse, non sapevo se quello che stavo facendo era già di dominio pubblico oppure realmente interessante, non c’erano ovviamente computer o Internet, ecc.

La grande passione di allora mi ha comunque permesso di arrivare in fretta a livelli internazionali e ora ad essere considerato (non so se per meriti o solo vecchiaia) uno dei pionieri degli studi fisici dei corpi minori.”

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L’intervista

Così si presenta il Prof. Vincenzo Zappalà, planetologo che si è laureato in Matematica presso l’Università di Torino. L’ho incontrato nel suo ufficio presso l’Osservatorio Astronomico di Torino chiedendo di descriverci gli inizi della sua carriera nel $campo$ della planetologia.

All’Osservatorio di Torino eravamo in cinque quando sono entrato, ed era di tradizione il calcolo della posizione dei pianetini. Si facevano le foto o meglio le lastre che si dovevano ridurre. Però usavano un metodo un po’ antico di riduzione delle lastre ed il direttore di allora, il Prof. Fracastoro, mi disse di cercare un metodo più moderno. Per questo andai anche un mese in Belgio ad Uccle a trovare Debehogne che allora era uno dei più famosi osservatori di piccoli pianeti.

Ho iniziato a fare un lavoro di routine, poiché il calcolo delle posizioni era l’applicazione di un metodo, non essendoci i computer si utilizzavano i primi calcolatori, in cui i programmi si perforavano su banda cartacea “a mano”; e se si sbagliava bisognava ricominciare da capo… Questo metodo detto delle “dipendenze” utilizzava delle stelle attorno al pianetino, io in particolare ne utilizzavo sei per un maggiore controllo. Nel 1973 gli asteroidi incominciavano a smettere di essere “puntini”, e iniziavano ad avere l’aspetto di oggetti estesi di importanza fisica, infatti i primi studi risalivano al 1971 quando Kuiper aveva iniziato a fare le prime osservazioni fotometriche.

Assieme ad un collega astronomo, Scaltriti, esperto di fotometria, ed io no, utilizzavamo ancora la cellula Lallemand dove bisognava con la righetta segnare i massimi del pennino, una cosa molto arcaica, ma funzionava molto bene. Così abbiamo iniziato a fare fotometria di asteroidi ossia misurare la curva di luce per determinare il periodo di rotazione.

Proprio in occasione della grande opposizione di Eros del 1974 venni invitato ad un congresso in America. Io ero andato, anche se avevo un inglese un po’ alla buona. Era il primo viaggio in aereo che facevo, avevo trent’anni, a quei tempi si viaggiava molto meno. Mi ricorderò sempre che arrivato a Tucson di notte, era tardi, ultimo volo della giornata e speravo che ci fosse qualcuno a ricevermi. Allora c’era Gehrels come organizzatore del Lunar and Planetary Laboratory di Tucson. In aeroporto non c’era nessuno! Solo una signora di colore che mi ha bofonchiato qualche cosa che non ho capito assolutamente ed istintivamente mi sono girato indietro per vedere se la porta dell’aereo fosse ancora aperta per ritornare indietro.

Per fortuna c’era una ragazza francese che mi aiutò a rintracciare l’organizzatore del congresso. Unico italiano o meglio unico europeo in quel congresso, mi vennero così a prendere in macchina portandomi direttamente ad una festa dove, tutto sbalestrato dal viaggio in mezzo a tanti astronomi, anche famosi, capii che al mattino ci si svegliava alle 5 per fare una gita nel deserto. Volevi non approfittare? La notte, o quello che ne rimaneva, la passai in bianco e mi presentai in giacca, cravatta e scarpe da passeggio, non avendo pensato a questa eventualità, ma soprattutto ero terrorizzato dall’idea di un contatto con un serpente a sonagli. Talmente suggestionato, infatti, ad un certo punto della passeggiata, in un sentiero appena accennato, confusi il rumore del tintinnio delle chiavi di casa che avevo ancora in tasca, con il suono che emette questo rettile.

Questo è l’inizio del mio viaggio nel mondo dell’astronomia dove ho iniziato a conoscere quelli che ancora oggi, oltre che colleghi, sono amici miei e che hanno fatto l’inizio della storia della fisica degli asteroidi come Chapman, Bowell, Harris e che ancora oggi sono astronomi di punta.

Dall’inizio di questa nuova scienza mi sono dedicato sempre di più, e con un certo numero di dati in mano, allo studio statistico del periodo di rotazione di molti asteroidi collaborando con il gruppo di Pisa, Farinella e Paolicchi ad impostare lavori sempre più teorici. La strada era quella giusta, anche perché era facile fare scienza: tutto quello che facevi era nuovo. Partivi da zero, era a livello pionieristico. Ho avuto per amici personaggi realmente fantastici come Whipple, Oort, Shoemaker (tra l’altro l’unico uomo ad avere le sue ceneri sulla Luna) ed è questo che forse è stato il premio più appagante della mia carriera.

Se cita Fred Whipple mi viene subito in mente la storica denominazione “dirty snowball” ovvero “palla di neve sporca” per definire corpi affascinanti del sistema solare come le comete. Ha anche accennato al famoso astronomo olandese Jan Oort, per non parlare di Eugene Shoemaker. Come ha avuto modo di conoscerli e cosa le hanno trasmesso?

Whipple l’ho conosciuto quando era già abbastanza anziano, forse era già in pensione. Ero ad un congresso vicino a Kyoto e anche per me era un mito. Dopo la prima sessione, per via del mio vizio del fumo, entrai in una saletta e lì arrivò Whipple con aria circospetta, chiedendomi se avevo visto sua moglie. Ebbene la mia amicizia è nata da una sigaretta che gli offrii all’oscuro della consorte.

Nel simposio IAU a Belgirate del 1993 lo invitai come ospite d’onore, sia per simpatia che per il calibro del personaggio. Da allora ebbi contatti umani oltre che lavorativi. Era una persona molto semplice ed umana, ed ancora oggi, nei miei ricordi più cari, conservo la lettera che mi ha mandato con il francobollo che raffigura la sua effige e la lettera che inizia con “Mio caro Vincenzo…”. Certo per la vita lavorativa servono le pubblicazioni, ma quello che ti rimane di più sono i contatti umani disinteressati.

Cambiando personaggio, quando ero a Leiden nel 1978 grazie alla ricercatrice Van Houten allieva di Kuiper che mi fece avere un paio di mesi di stage per ridurre dei dati presi ancora dal suo maestro, mi capitava di vedere Oort in mensa, ma soprattutto ricordo un invito nella sua casa sulle dune sul mare del Nord. Sapendo che ero italiano vollero che cucinassi io. Mi presentai con della pasta di grano tenero, in Olanda non si trovava altro, una scatola di pelati ed una di tonno. Mi arrangiai e feci degli spaghetti che poi ricordai come ”la pasta al tonno di Oort”! Gli piacquero molto e lì capii che gli olandesi non avevano la fortuna di mangiare molto bene…

Shoemaker, invece, era veramente un grand’uomo. Un uomo solare, sempre allegro, diciamo un americano un po’ diverso, perché gli americani bene o male hanno tutti un po’ certe manie. Lo ricordo una volta al Gran Canyon che spiegava gli strati geologici; gli venivano le lacrime agli occhi anche se l’avrà fatto un milione di volte. Però toccare quelle rocce e dire “Qui c’è il Giurassico, invece qui passiamo al…” era, era veramente commovente. Sentivi che era una passione che gli nasceva da dentro e vedere un uomo così alla buona, semplice che rideva di qualsiasi cosa e pensare che era la mente scientifica delle missioni Apollo era incredibile.

Era lui che aveva ipotizzato che i crateri della Luna non fossero di origine vulcanica, ma da impatto! Sono grossi cambiamenti che tutti noi (intendo i più anziani) abbiamo avuto. Mi ricordo che quando ero bambino l’acqua era solo sulla Terra, ora sappiamo che c’è ghiaccio d’acqua ovunque, e per quanto riguarda i crateri della Luna si pensava fossero vulcanici. Sono cambiate delle cose in modo drastico senza quasi rendersene conto, personaggi come lui hanno dato proprio questa svolta. Lui aveva iniziato a lavorare al Meteor Crater vicino dove stava a Flagstaff e con lui c’era un rapporto di feeling proprio come modo di fare, di essere sinceri.

Mi ricordo due episodi che mi hanno lasciato il segno dal punto di vista professionale. Io ero andato a fare un seminario al Lowell Observatory sulle Famiglie di asteroidi, mi chiamavano per quello e lui era direttore del centro geologico sempre in Arizona, ma a 60 miglia. A metà del mio intervento si apre la porta della sala, era Shoemaker che si scusava del ritardo, aveva anche superato i limiti di velocità, ma non poteva mancare. Poi si è messo in prima fila, iniziando a fare no con la testa, poi ad intervenire perché non era d’accordo. 10 minuti di discussione, ma alla fine lui disse che era bello discutere così tenendosi le proprie idee e con soddisfazione mi propose di andare a prendere un caffè. O ancor meglio un bel whisky!

Il secondo episodio riguarda i 100 anni dell’Osservatorio Lowell, io, unico italiano ad essere invitato per un intervento (tra parentesi mi offrirono 2 anni di direzione dell’Osservatorio che non accettai perchè stavo bene in Italia). Dopo il mio intervento, dove mi avevano chiesto di far vedere che serviva ancora studiare gli asteroidi e dove avevo anche inserito delle cose spiritose come delle vignette che sono sempre apprezzate quando si parla di cose serie, seguiva quello di Shoemaker. Quando prese la parola, disse che non era possibile parlare dopo me, avrebbe fatto una figura mediocre!

Persona sincera, appassionata e gli piaceva la vita, aver appreso della sua morte in un incidente d’auto nel deserto mi … ma! Comunque questa è la vita.

Fine prima parte…

Informazioni su Gabriella Bernardi 75 Articoli
Laurea in Fisica e master in divulgazione scientifica, ha lavorato presso l’Alenia Spazio di Torino (missione Rosetta), passando poi a tempo pieno alla divulgazione scientifica, soprattutto nel campo astronomico. La sua attività principale è quella di giornalista freelance per riviste e periodici, anche on-line, che alterna con altre attività in campo divulgativo come la collaborazione alla realizzazione del Planetario e Museo dell’Astronomia e dello Spazio di Pino Torinese o l’attività di animatrice in piccoli planetari e mostre. Attualmente partecipa anche al programma di informatizzazione e digitalizzazione dell’archivio di lastre fotografiche dell’Osservatorio Astronomico di Torino. Recentemente le è stato assegnato il premio giornalistico per la divulgazione scientifica “Voltolino”.

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7 Commenti

  1. Buon giorno,
    E’ un piacere e un onore poter leggere una così bella intervista, fatta ad un personaggio di tale spessore. Mi inorgoglisce ricordare che in Italia, tra tante teste più o meno vuote, ci sono anche delle grandi menti. Per le teste vuote come me è difficile immaginare di rifiutare un ruolo come la direzione del Lowell Observatory… comunque in tema di asteroidi vorrei chiedere se è verosimile l’ipotesi per cui entro circa 100000 anni l’asteroide Eros entrerà in rotta di collisione con il nostro pianeta?
    Ancora complimenti, sopratutto al Prof. Zappalà.

  2. Ciao Maurizio,
    considerando la disponibilità e la competenza in materia del Prof. Zappalà, lo informerò della tua domanda, così potrà risponderti direttamente. 🙂

  3. Grazie Gabriella!!! Già che ci sei gli mandi anche i saluti da un suo nuovo fan (che sarei io)?
    Grazie ancora!

  4. Buona sera.
    anch’io ho letto con interesse l’intervista al Prof. Zappalà (visto il cognome dovrebbe essere siciliano). mi è piaciuta molto, molto semplice da capire (anche per persone semplici come me!), e veramente simpatici gli anneddoti raccontati. non è vero che le persone più sono istruite, più si dimenticano di essere semplici persone come tutti. apetto di leggere la seconda parte dell’intervista con molto interesse.
    Grazie!

  5. caro Maurizio,
    scusa se ti rispondo solo ora, ma sono stato a … sciare con una neve magnifica. Ti do del tu perchè penso che tu sia giovane ed in ogni modo sicuramente più giovane di me. Ti ringazio innanzitutto per le belle parole e per la tua passione. Riguardo ad Eros (il secondo per grandezza tra gli asteroidi “pericolosi”) posso dirti che in linea di principio hai ragione. Questi oggetti (se ne ipotizzano circa 1000 con un diametro superiore a 1 km) hanno delle traiettorie caotiche, ossia non si possono prevdere per tempi lunghi a causa dei loro passaggi ravvicinati ad i pianeti di tipo terrestre. Il che vuol dire che tutti loro hanno la potenzialità di impattare la Terra.

    Quello che si può fare è stabilire la probabilità sulla base di simulazioni al computer. Per esempio, si possono calcolare le possibili future orbite di un centinaio di oggetti come Eros, che differiscano soltanto di pochissimo tra loro (errore di approssimazione, errore del programma, effetti non gravitazionali, ecc.) e poi seguirli nel loro futuro. Se 30 di loro cadranno sulla Terra, si può dire che la probabilità di impatto futura è del 30%. Per Eros ciò è stato fatto e le probabilità non sono nulle. Tuttavia, questo non vuole assolutamente dire che ci sarà l’impatto. Un calcolo veramente accurato si può fare solo per pochi decenni nel futuro e per quella data Eros non crea problemi! Quindi, quando leggi che nel 2327 un asteroide può cadere sulla Terra, sappi che sono delle … panzanate. Nessuno può prevedere un impatto così lontano. L’importante è continuare a seguire questi oggetti osservandoli e stabilire continuamente la loro possibilità di impatto e sperare di non trovarne veramente di pericolosi….

    Ciao e resto sempre a disposizione per altri chiarimenti che vorrai.
    Enzo Zappalà

  6. carissimo enzo, ti $contatto$ dopo tanti anni perchè nei giorni scorsi ti ho visto su rai-leonardo; ho sinceramente grande ammirazione per la carriera che hai fatto e che ti sei meritato pienamente; ti spero in buona salute ma di questo credo di non avere dubbi perchè ti ho visto in foto con una buona bottiglia di barolo!!!Io non mi lamento coi miei 62 passati come i tuoi se non erro, e speriamo di proseguire ancora bene sempre che non ci venga a cozzare una delle tue creature. Un abbraccio e a risentirci antonio

  7. @carissimo Antonio !!!! Leggo solo ora il tuo messaggio… Si, sto bene e spero che anche tu stia bene. Come vedi, sono in pensione e mi diverto a scrivere un po’ di raccontini e fare divulgazione. E poi sono sempre più dentro al grande vino (ho anche avuto l’accredito di giornalista/blogger enologico…). Mi farebbe molto piacere incontrarti. Conosco persone di Candelo (Terra dei Vini) e chissà che non ci si riesca a trovare di nuovo. Continua a seguire questo magnifico sito di astronomia…. Un grosso abbraccio !!
    Enzo