Lo spirito olimpico vince sempre

Come nell’antica Grecia, anche nel futuro saranno le Olimpiadi a fermare od a risolvere le guerre più cruente. Una strizzata d’occhio anche all’antica Roma…

Ma Pechino fu solo la timida prova di quello che sarebbe successo all’appuntamento seguente: Londra 2012. Alcune nazioni islamiche, malgrado il grande ostacolo della religione, cominciarono a schierarsi dalla parte della Cindia, in un periodo in cui il petrolio era ancora il vero padrone dell’economia mondiale. Non ci volle molto a tornare alla guerra fredda di qualche decennio prima. Anche se meno legata agli arsenali militari, era sicuramente complessa ed articolata come quella precedente, includendo economia, religione, commercio, materie prime, ecc. Il rischio che si potesse tornare prima o poi anche allo spettro dell’olocausto nucleare era però sempre incombente. Fatto sta che le Olimpiadi di Londra furono una sconfitta totale per lo sport e non solo. Molte nazioni europee che avevano ormai instaurato profondi legami commerciali con i nuovi leader mondiali, preferirono non partecipare con la scusa di non fomentare eventuali disordini. Ovviamente tutto l’Oriente trovò un facile pretesto per boicottarle. Alla fine fu quasi soltanto una sfida tra nazioni anglofone, con un ritorno economico irrisorio. Invece di sedare le guerre,le Olimpiadi di Londra fomentarono un nuovo odio che sfociò in conflitti armati sempre più cruenti nell’Asia, in Africa e nel Sud America. Gli equilibri politici precariamente costruiti in decenni si stavano sfaldando a ritmo impressionante.

Quando iniziò l’armamento pesante della Cina e della stessa India, ci si accorse di essere ormai ben vicini ad un punto di non-ritorno. Una guerra di proporzioni planetarie e disastrose si stava profilando all’orizzonte e gli estremismi non facevano che soffiare su una fiamma che divampava come in preda al vento. L’ONU poteva fare e faceva ben poco: era diventata una vetrina di comodo senza più alcun potere reale. L’unica cosa che stava salvando il mondo era ancora una volta la paura reciproca di una rappresaglia peggiore dell’attacco. E si andò avanti in questo modo, riuscendo a sfogare tutte le tensioni più alte in conflitti relativamente locali, che colpivano però ormai più della metà del globo. Le spese militari si fecero talmente impressionanti che il piacere dei molti mercanti di armi e dei politici a loro collegati non riuscì a bilanciare del tutto il degrado sociale ed economico verso cui si stava precipitando. In questo contesto parlare di Olimpiadi sembrava veramente fuori luogo. Eppure continuavano a svolgersi con cadenza quadriennale, come se niente stesse succedendo. Si continuava a parlare di purezza, di agonismo, di lealtà, ecc., pur sapendo che altro non erano che una pietosa messinscena. I partecipanti erano sempre meno. Sia per i reciproci boicottaggi, sia per il timore di mostrarsi troppo schierati da una parte o dall’altra. Che cosa potevano significare le Olimpiadi in quel mondo di odio e di fanatismo? Chi poteva ancora credere che potessero rappresentare una sfida di pura competizione civile? Ci si aspettava ormai la loro scomparsa completa. Almeno avrebbe rappresentato un gesto di consapevolezza e di serietà.

Ed invece, proprio come nell’antichissima e civilissima Grecia, furono proprio le Olimpiadi a risolvere una crisi che sembrava ormai senza speranza. Non solo bloccarono i conflitti, ma diedero finalmente inizio ad un periodo di relativa tranquillità e di pace. I problemi economici e le lotte commerciali ovviamente continuarono, ma senza più sfociare in drammatiche guerre. Il tutto senza scontentare nessuno, nemmeno i mercanti di guerra e gli estremismi religiosi. La prima “nuova” Olimpiade moderna si svolse a Calcutta nel 2052 e vide la partecipazione veramente totale di tutte le nazioni del mondo. Non ci furono disordini, né tentativi di boicottaggio, anzi la gente di ogni razza e religione non vedeva l’ora di dare al via a quella sfida globale. Lo sport aveva vinto di nuovo. Dopo la cerimonia di apertura nel nuovissimo stadio da 500000 posti, gremito all’inverosimile, e seguita alla TV da 11 miliardi di telespettatori entusiasti, si diede subito inizio alla prima gara della manifestazione. Il luogo prescelto era una cittadina di 200 mila abitanti nella Birmania del Nord (estratta rigorosamente a sorte). Ogni bombardiere partecipante scaricò il suo impressionante volume di fuoco sopra l’abitato e, con grande sorpresa, il titolo andò all’Australia con 7835 vittime accertate. L’indomani ci sarebbe stata la battaglia navale e l’India già si aspettava la sua prima medaglia d’oro.

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2 Commenti

  1. 😯 In pratica la guerra è diventata sport? E’ così che termina il racconto?
    Una parola per i Tibetani bisogna spenderla anche se il sito non è il luogo più adatto… infatti sono pienamente concorde con coloro i quali non accettano che le olimpiadi, simbolo di pace ed unione, si svolgano in Cina, dove non sono garantiti i diritti umani e dove si combatte da quasi settant’anni una “guerra silenziosa” (perchè taciuta) contro il Tibet, invaso dal popolo cinese. Solo adesso che c’è ragione di scandalo (tornando a media…) a causa delle olimpiadi, si parla nuovamente del problema tibetano. La cina continua a mostrare la facciata pulita, nascondendo anche al proprio popolo la realtà delle cose. Un esempio: nelle televisioni cinesi non vengono trasmesse le immagini delle manifestazioni dei tibetani e delle violenze da loro denunciate, quasi non esistesse la questione. Se questo è rispetto dei diritti umani…

  2. Ottimista, eh?! 😉
    Mi ricorda qualcosa di Stefano Benni, tipo alcune pagine da “la compagnia dei celestini”.
    Dopotutto non siamo tanto lontani da uno scenario del genere, ormai bombardare è diventato uno ‘sport’ per ricchi politicanti guerrafondai e lobbies assortite…