
Nove anni nello spazio profondo a raccogliere dati. Dati che indicano che il nostro cielo è pieno di miliardi di pianeti nascosti. L’eredità che lascia il telescopio spaziale Kepler della NASA è grandissima: ha scoperto più di 2600 mondi extrasolari e ci ha fatto capire che i pianeti non sono una prerogativa solo del nostro sistema solare. Ma ha esaurito il carburante necessario per ulteriori operazioni scientifiche e così la NASA ha deciso di ritirare il veicolo spaziale entro la sua attuale orbita sicura, lontano dalla Terra.
Lanciato nel marzo del 2009 aveva con sé il serbatoio pieno. E meno male! Dodici kg di idrazina – all’inizio erano solo 7 ma i tecnici ebbero la geniale idea di riempire tutto il serbatoio- che gli hanno permesso di durare molto di più rispetto alla missione originale.
Missione non esente da intoppi. Nel maggio del 2013, infatti, la NASA aveva annunciato un guasto ad un giroscopio. Il sistema di puntamento del telescopio era andato in tilt: sembrava la fine sulla missione, ma così non è stato. Un’estensione della missione, denominata K2 (“Second Light”), è stata resa possibile dall’utilizzo della pressione del vento solare come metodo di puntamento e orientamento della sonda. Il telescopio anche se limitato – in pratica si cambiava orientamento ogni 3 mesi, le famose “campagne”- non ha così cessato di cercare nuovi pianeti.

La mole di dati di Kepler terrà impegnata la comunità scientifica per anni. “Sappiamo che il ritiro della nave spaziale non è la fine delle scoperte di Kepler”, ha detto Jessie Dotson, scienziata del progetto di Kepler presso il Centro di ricerca Ames della NASA, nella Silicon Valley, in California. “Sono entusiasta delle diverse scoperte che devono ancora venire dai nostri dati e di come le future missioni si baseranno sui risultati di Kepler.”
Kepler si appresta a passare il testimone al suo successore, TESS, che Astronomia.com ha già imparato a conoscere QUI
Grazie di tutto, Kepler!
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