Attenti al buco

Secondo un team di ricercatori la separazione tra i due gusci che compongono le Fasce di Van Allen non sarebbe riconducibile ai fulmini terrestri ma alla normale turbolenza dello spazio.

Fasce di Van Allen

Fasce di Van Allen

Mind the gap – Attenti al buco – è il famosisimo tormentone che accompagna i tragitti sulla metropolitana di Londra. E proprio questo tormentone è stato usato quale titolo della nota stampa che presentava i risultati degli studi di un team anglo-americano sul “buco” che separa le due componenti delle Fasce di Van Allen.

Scoperta alla fine degli anni 50, questa doppia cintura di radiazioni grossomodo a forma di ciambella è composta da particelle cariche molto energetiche intrappolate dal campo magnetico terrestre. La componente più interna (tra i 200 e i 7000 chilometri di quota) è relativamente stabile, mentre quella più esterna (tra i 13 mila e i 40 mila chilometri di quota) è molto più dinamica. Tra le due è interposta una sorta di zona cuscinetto praticamente priva di elettroni energetici detta slot region.

Mentre i fisici sono quasi tutti d’accordo nel ritenere che l’azione di svuotamento della slot region sia da imputare all’azione delle onde radio, i pareri divergono quando si cerca di risalire alle cause che generano queste onde.

Una teoria avanzato lo scorso anno da ricercatori della NASA sosteneva che la responsabilità fosse da attribuire ai fulmini che si sviluppano nell’atmosfera terrestre: sarebbero le onde da essi prodotte a ripulire delle particelle cariche la slot region. Di differente avviso un team anglo-americano coordinato da Nigel Meredith (British Arctic Survey), che ha pubblicato una teoria alternativa sull’ultimo numero del Journal of Geophysical Research.

Utilizzando i dati raccolti dal satellite CRRES attraversando ripetutamente le Fasce di Van Allen e misurando le onde radio, i ricercatori hanno visto che probabilmente i fulmini non c’entrano. Poichè i fulmini si verificano maggiormente sulla terraferma che non sugli oceani, ci si aspettava che le onde rispettassero questa differente distribuzione.

Invece i dati di CRRES indicano che alle frequenze inferiori al kiloHertz – dove le onde sono più intense – non vi è praticamente alcuna variazione terra/oceani, mentre si registra un incremento di attività in corrispondenza dei disturbi geomagnetici governati dal Sole. Due fenomeni che hanno indotto i ricercatori a concludere che la slot region non dipenda dunque dai fulmini, ma sia il risultato di naturali turbolenze dello spazio innescate dall’azione magnetica del Sole.Ma non è ancora detta l’ultima parola. Difficile, infatti, che i fans dei fulmini mollino la presa tanto facilmente.

Fonte: http://www.coelum.com/

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Di professione informatico, è nato e vive a Roma dove lavora come system engineer presso una grande azienda nel settore IT. E' l'ideatore e sviluppatore di Astronomia.com, portale nato dal connubio tra due delle sue più grandi passioni: "bit" e stelle. Da anni coltiva l’interesse per la progettazione e lo sviluppo di siti web aderenti agli standard e per il posizionamento sui motori di ricerca.