Foto in alta risoluzione di Deimos da parte della missione Hope

La missione spaziale araba Hope ci sta fornendo immagini in alta risoluzione delle lune di Marte, in particolare di Deimos

La sonda spaziale Hope è stata lanciata da parte degli Emirati Arabi Uniti (UAE, questo è il sito) nell’oramai lontano e nefasto luglio del 2020 per entrare poi in orbita marziana a febbraio dell’anno successivo: il nome tecnico è “Emirates Mars Mission” (EMM), ma anche “Hope probe”. Se n’è parlato nel forum, in occasione dei momenti salienti della missione, in tre post scritti da corrado973.

Il sito, ad una rapida occhiata, non sembra molto ben aggiornato (come lo sono ad esempio i vari siti della NASA o dell’ESA), ma fortunatamente degli ultimi sviluppi della missione ne parla il mitico UniverseToday, con i suoi redattori di solito molto prolissi e ripetitivi, in un articolo che parla appunto delle ultime foto scattate dalla sonda al satellite di Marte Deimos.

Lascio dunque la parola alla simpatica Nancy Atkinson, con la mia traduzione ragionata e non automatica del suo articolo (uno degli oltre 6000 da lei redatti!)…

Le nuove foto in alta risoluzione di Deimos

Nel corso degli anni abbiamo visto tantissime foto di Marte dall’orbita e dalla sua superficie, ma le sue due lune, Phobos e Deimos? La sonda Hope ha recentemente inviato immagini ad alta risoluzione del satellite Deimos da una distanza di circa 100 km. Questa distanza è la più vicina raggiunta dalle sonde spaziali da 50 anni a questa parte.

Grazie a queste foto, il team scientifico della sonda Hope dice che le immagini acquisite di Deimos forniscono l’evidenza che la luna non era un asteroide catturato, ma proveniva da Marte stesso a seguito di un impatto avvenuto eoni fa, quasi come si pensa sia successo con la Luna.

In questa immagine

Deimos immortalato dalla sonda Hope: cliccando si aprirà un’immagine ad alta risoluzione – credit: UAE Space Agency

la Hope mostra Deimos in orbita a 20.000km da Marte, in una foto in cui il satellite sembra addirittura nell’atto di precipitare su Marte.

Tutte queste immagini sono state scattate il 10 marzo u.s. dalla EXI Digital Exploration Camera, a bordo della sonda Hope.

L’immagine successiva

immagine stereoscopica di Deimos – credit: UAE Space Agency

è quella in cui Deimos è ripreso appunto da circa 100km: è un’immagine stereoscopica che si apprezza meglio con gli occhialini dotati di lentine rossa e blu.

In quest’altra immagine

Deimos in 3D, incrociando gli occhi – credit: UAE Space Agency

si può vedere Deimos in 3D semplicemente con la visione distorta (storcendo gli occhi).

In alcuni post su Twitter (ndr: che vi risparmio in quanto assolutamente illeggibili, visto che sono scritti in arabo ), il team della Hope riporta che la fotocamera ha scattato 27 immagini di Deimos nel corso dei 25 minuti in cui è avvenuto il flyby del satellite.

Gli stessi tecnici segnalano che hanno provveduto ad eliminare i difetti creati dal sistema di ripresa,  aggiustando il contrasto e la luminosità delle immagini per migliorare la visibilità della superficie di Deimos. (ndr: tranquilli, è una prassi oramai consolidata da parte di tutti i team tecnici, ma anche di noi fotografi di oggetti celesti! )

La storia dei satelliti Phobos e Deimos

Si è pensato a lungo che le due lune di Marte, Phobos e Deimos, siano asteroidi catturati dalla gravità del pianeta rosso. Questi due oggetti a forma di patata sono tra i più piccoli satelliti del Sistema Solare: Deimos misura 12.6km, mentre Phobos misura 22.2km. Entrambi sono granulosi, butterati di crateri e ricoperti da polvere e rocce.

Il motivo per cui si pensava fossero asteroidi catturati è il fatto che sono tra gli oggetti più scuri del Sistema Solare ed appaiono essere composti da rocce ricche di carbonio, mischiate a ghiaccio.

Deimos impiega 30 ore per ogni orbita intorno a Marte, mentre Phobos, ad appena 6000km dalla superficie di Marte, ruota attorno al pianeta tre volte al giorno.

Un altro strumento a bordo della sonda Hope, EMIRS, uno spettrometro termico nell’infrarosso a Trasformata di Fourier, ha catturato i dati spettrali nell’infrarosso di Deimos, generando questa strana immagine, dove sono indicate le temperature di alcune zone circolari della superficie del satellite

l’andamento della temperatura superficiale di Deimos – credit: UAE Space Agency

Sempre su Twitter, gli scienziati affermano che “L’interpretazione di questi risultati indica che Deimos può essere formato dalla fusione di pezzi di Marte proiettati dal pianeta a seguito di un grande impatto, piuttosto che essere un asteroide di tipo D catturato da Marte. Le temperature osservate nella superficie indicano la possibilità di congelamento di materiali volatili nei poli di Deimos oltre alla diffusa disomogeneità della superficie del satellite, in aggiunta alla possibilità che contenga granuli di sabbia fine e grezza, della misura di qualche centimetro.”

Analizzando questo diagramma

un semplice diagramma dell’emissività di Deimos, a confronto con Phobos – credit: UAE Space Agency

gli scienziati del team affermano che “i dati spettrali nell’infrarosso mostrano una somiglianza con quelli dell’altra luna Phobos ed indicano un’origine basaltica per la formazione della luna. Questi risultati supportano l’ipotesi che Deimos sia composto da parti fuse di Marte, come risultato di una grande collisione.”

(ndr: e qui l’autrice ripete ancora una volta il concetto dicendo che Deimos non è un asteroide catturato, bla bla, ma prodotto dall’impatto, bla bla… ma perché ripetersi se l’aveva detto fin da subito? Però ora afferma qualcosa di nuovo )

Tutto questo sarà oggetto di dibattiti scientifici, richiedendo ulteriori dati e studi addizionali. Il team scientifico indica che anche Phobos sarà oggetto di analoghi studi da parte degli strumenti a bordo della sonda, in occasione di un prossimo flyby del satellite.

(ndr: a conclusione aggiungo io…)

Rimaniamo sintonizzati!

PS : l’immagine in evidenza, che accompagna l’articolo nella Home Page del sito, l’ho realizzata con il mitico programma Celestia

 

Informazioni su Pierluigi Panunzi 481 Articoli
Classe 1955, sono nato e vivo a Roma, laureato in Ingegneria Elettronica, in pensione dopo aver lavorato per anni nel campo del software, ma avrei voluto laurearmi in Astronomia. Coltivo la passione per l’astronomia dal giorno successivo allo sbarco dell’uomo sulla Luna, maturando un interesse sempre crescente per la Meccanica Celeste, il moto dei pianeti, la Luna e i satelliti. Da molti anni sono divulgatore scientifico e in passato ho presieduto a serate astronomiche organizzate a Roma e paesi vicini. Da parecchi anni mi sto perfezionando nell’astrofotografia grazie all’auto-regalo di varie apparecchiature digitali

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